"Qualunque cosa succeda"
Torno a pubblicare dei consigli di lettura, come ebbi modo di fare già in passato. Durante queste vacanze agostane sono riuscito a leggermi tre bei libri che propongo ai cittadini che leggono questo mio blog.
Comincio con il primo.
Iniziato il giorno prima di partire per le vacanze, non sono riuscito ad aspettare l'arrivo al mare ma me lo sono letto quasi totalmente in treno.
Il libro è: "Qualunque cosa succeda" di Umberto Ambrosoli.
Umberto è il figlio di Giorgio Ambrosoli (Milano, 17 ottobre 1933 – Milano, 11 luglio 1979) avvocato, esperto in liquidazioni coatte amministrative.
Il titolo riprende drammaticamente un passo di una lettera che Giorgio Ambrosoli scrisse alla moglie Anna e che lei trovò per caso un mattina del febbraio 1975 tra le carte che il marito si portava a casa, lavorando anche dopo cena. Nel 1974 Giorgio venne infatti nominato come commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, istituto che nacque dalla fusione delle banche di Michele Sindona, banchiere siciliano molto vicino ad Andreotti.
La nomina avvenne in seguito alle comprovate capacità e alla rettitudine morale che Giorgio Ambrosoli dimostrò in precedenti incarichi.
Il libro descrive con una precisione assoluta le indagini che Giorgio Ambrosoli mise in atto in 5 anni di incarico e le pressioni sempre più pesanti e ingiuste a cui venne sottoposto quando fu chiaro che la liquidazione della banca da lui gestita sarebbe stata improntata al preservamento degli interessi dei creditori e non alla salvezza delle persone che avevano affossato l'istituto.
La prefazione è dell'ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, allora esponente della Banca d'Italia che da par suo ricorda con il dovuto rispetto e commozione la caratura morale di Ambrosoli.
Nel libro Umberto intreccia queste vicende tanto più grandi di lui (all'epoca dei fatti aveva solo 7 anni) con le conseguenze che producevano nell'ambito famigliare. Del padre Giorgio ne esce il ritratto di una persona straordinaria, che seppe far vivere nella tranquillità i propri figli nonostante fosse chiamato ad assolvere un impegno gravosissimo.
Le pagine scorrono rapide con un crescente senso di insopprimibile rabbia per come Giorgio Ambrosoli venne lasciato solo in un incarico che in fin dei conti poteva benissimo rifiutarsi di svolgere o di assolvere con quelle modalità di trasparenza e di onestà come seppe invece fare.
Fino alla descrizione del suo omicidio, l'11 luglio 1979 ad opera di un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, come riportano le sentenze dei processi che avvennero.
Consiglio a tutti di soffermarsi a meditare sulle pagine in cui l'autore, ancora bambino, pretendeva dalla madre di poter partecipare alle riunioni in casa loro in cui si discuteva del processo in cui erano accusati i mandanti dell'omicidio di suo padre.
Personalmente sono orgoglioso di aver avuto un connazionale come Giorgio Ambrosoli, che ha preferito l'impervia strada dell'onestà alla scorciatoia del malaffare, a costo di rimetterci la vita e di lasciare nel dolore la propria famiglia.
Mi auguro un giorno di poter conoscere di persona il figlio Umberto, anche lui avvocato, e autore di questo straordinario libro che non deve essere stato per nulla facile scrivere, rimescolando in tanti episodi della vita della sua famiglia, spesso ricordi affettuosi ma con un grandissimo dolore.
Buona lettura.
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