martedì 18 agosto 2009

"Qualunque cosa succeda"



Torno a pubblicare dei consigli di lettura, come ebbi modo di fare già in passato. Durante queste vacanze agostane sono riuscito a leggermi tre bei libri che propongo ai cittadini che leggono questo mio blog.
Comincio con il primo.
Iniziato il giorno prima di partire per le vacanze, non sono riuscito ad aspettare l'arrivo al mare ma me lo sono letto quasi totalmente in treno.
Il libro è: "Qualunque cosa succeda" di Umberto Ambrosoli.
Umberto è il figlio di Giorgio Ambrosoli (Milano, 17 ottobre 1933 – Milano, 11 luglio 1979) avvocato, esperto in liquidazioni coatte amministrative.
Il titolo riprende drammaticamente un passo di una lettera che Giorgio Ambrosoli scrisse alla moglie Anna e che lei trovò per caso un mattina del febbraio 1975 tra le carte che il marito si portava a casa, lavorando anche dopo cena. Nel 1974 Giorgio venne infatti nominato come commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, istituto che nacque dalla fusione delle banche di Michele Sindona, banchiere siciliano molto vicino ad Andreotti.
La nomina avvenne in seguito alle comprovate capacità e alla rettitudine morale che Giorgio Ambrosoli dimostrò in precedenti incarichi.
Il libro descrive con una precisione assoluta le indagini che Giorgio Ambrosoli mise in atto in 5 anni di incarico e le pressioni sempre più pesanti e ingiuste a cui venne sottoposto quando fu chiaro che la liquidazione della banca da lui gestita sarebbe stata improntata al preservamento degli interessi dei creditori e non alla salvezza delle persone che avevano affossato l'istituto.
La prefazione è dell'ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, allora esponente della Banca d'Italia che da par suo ricorda con il dovuto rispetto e commozione la caratura morale di Ambrosoli.
Nel libro Umberto intreccia queste vicende tanto più grandi di lui (all'epoca dei fatti aveva solo 7 anni) con le conseguenze che producevano nell'ambito famigliare. Del padre Giorgio ne esce il ritratto di una persona straordinaria, che seppe far vivere nella tranquillità i propri figli nonostante fosse chiamato ad assolvere un impegno gravosissimo.
Le pagine scorrono rapide con un crescente senso di insopprimibile rabbia per come Giorgio Ambrosoli venne lasciato solo in un incarico che in fin dei conti poteva benissimo rifiutarsi di svolgere o di assolvere con quelle modalità di trasparenza e di onestà come seppe invece fare.
Fino alla descrizione del suo omicidio, l'11 luglio 1979 ad opera di un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, come riportano le sentenze dei processi che avvennero.
Consiglio a tutti di soffermarsi a meditare sulle pagine in cui l'autore, ancora bambino, pretendeva dalla madre di poter partecipare alle riunioni in casa loro in cui si discuteva del processo in cui erano accusati i mandanti dell'omicidio di suo padre.
Personalmente sono orgoglioso di aver avuto un connazionale come Giorgio Ambrosoli, che ha preferito l'impervia strada dell'onestà alla scorciatoia del malaffare, a costo di rimetterci la vita e di lasciare nel dolore la propria famiglia.
Mi auguro un giorno di poter conoscere di persona il figlio Umberto, anche lui avvocato, e autore di questo straordinario libro che non deve essere stato per nulla facile scrivere, rimescolando in tanti episodi della vita della sua famiglia, spesso ricordi affettuosi ma con un grandissimo dolore.
Buona lettura.

Primi scavi alla Bonfadina. Che tristezza!

Con i primi giorni di Agosto si è verificata la scena che mai avremmo voluto vedere e per cui da anni le amministrazioni comunali di Rovato e di Cazzago S.M. si stanno battendo.
Le prime ruspe sono entrate nel terreno della Bonfadina.
E' cominciato lo scorticamento della zona dove verranno posizionati gli impianti. Circa un ettaro di terreno dal quale è stato asportato il terriccio agricolo (spessore di 1.5-2 metri circa), accumulato poi sui quattro lati della zona.
Fa davvero specie vedere le ruspe in questo terreno dopo tanto darsi da fare.
E il tutto perchè una programmazione urbanistica dissennata lo ha garantito. Sfido qualunque cittadino di buon senso che si trovasse a transitare sulla SPBS11 o in via Rimembranze o su via Bonfadina (la strada che risale dal Bertola verso Cazzago S.M.) a dire che questo fosse un luogo adatto dove collocare una cava di ghiaia e sabbia.
Ricordo a tutti che la ditta in questione, la Bettoni spa, ha ottenuto dalla Regione il diritto a escavare 600.000 mc che aveva a disposizione nella cava di sua proprietà in territorio di Travagliato su questo bacino della Bonfadina quando la normativa impone l'allargamento di bacini esistenti anzichè l'apertura di nuovi bacini.
In questo caso si è concesso l'allargamento di un bacino che non esiste a scapito di uno attivo da vent'anni!
E questo perchè la ditta è proprietaria di questo terreno e vuole insediare gli impianti di estrazione a Rovato solo se è sicura di poter cavare volumetrie consistenti. Ricordo a tutti una breve cronistoria della variazioni di volumetria di questo bacino della Bonfadina.
1) La Provincia nel 2002 stabilisce nella Proposta di Piano Cava Provinciale che il bacino della Bonfadina debba essere di 400.000 mc posizionato solo sul territorio comunale di Rovato (a proposito ringraziamo l'allora sindaco Manenti per non aver formulato nessun tipo di osservazione di contrarietà nel maggio 2002 quando andava fatto). La volumetria è abbastanza limitata per una cava nuova di zecca e ripagherebbe solo parzialmente la spesa del posizionamento degli impianti.
2) La ditta formula la richiesta di inserire 600.000 mc che ha a disposizione nell'ATEg15, cava di sua proprietà a Travagliato.
3) La proposta di Piano Cave Provinciale passa in Regione che ambito per ambito analizza le richieste dei privati e le osservazioni dei comuni. I comuni di Rovato e Cazzago S.M. chiedono che il bacino estrattivo della Bonfadina venga cancellato. Il cavatore chiede invece lo spostamento di mc del punto 2). La proposta regionale è quella di estendere il bacino estrattivo anche a Cazzago S.M. per una volumetria complessiva di 1.800.000 mc e di 1.500.000 mc di riserva (triste preludio di un ulteriore decennio di escavazione).
4) Dopo il passaggio regionale la cava Bonfadina viene autorizzata dalla Regione per 1.600.000 mc. Quindi viene accettata la richiesta di spostamento di 600.000 mc da Travagliato e vengono aggiunti ulteriori 600.000 mc. Vengono confermati anche i 1.500.000 mc di volumi di riserva.
Ossia viene QUADRUPLICATA LA PROPOSTA INIZIALE DELLA PROVINCIA!
Questo avrebbe voluto dire il fermo totale delle attività sul bacino di Travagliato, avendo esaurito i volumi! E invece no, perchè dei 600.000 mc spostati sul bacino della Bonfadina la Regione provvede a restituirne 400.000 mc sul bacino di Travagliato.
In soldoni a Rovato la Regione ha quadruplicato il bacino della Bonfadina e a Travagliato permette di cavare quasi tutta la volumetria inizialmente autorizzata.
Ripeterò all'infinito questa cronistoria perchè è indicativa di come avvenga la pianificazione urbanistica estrattiva in Lombardia. Quando ho avuto modo di descrivere questo episodio concreto nelle varie assemblee pubbliche in cui sono stato invitato la reazione del cittadino si condensa spesso in una esclamazione: "Sono capace anch'io di fare l'imprenditore così".
Io invece la penso diversamente.
L'imprenditore ha tutto il diritto di fare le proprie legittime richieste. Sta agli enti chiamati a decidere dire di no a progetti che portano vantaggi economici solo a pochi e gravi disagi alla collettività. Peccato che nelle giunte provinciali e regionali che hanno deciso non fossero sedute persone che la pensassero in questo modo.
Segnalo la possibilità di visitare il sito del comitato anticava di Rovato per informazioni sempre aggiornate sul tema.
Nel frattempo da questo blog esprimo tutta la mia indignazione, suffragandola però con motivazioni, date e fatti sempre riscontrabili.
Mi dispiaccio se, come ho avuto modo di sentirmi dire nella conferenza dei servizi in Provincia del 13 Luglio scorso in Provincia (di cui ho riportato notizia su questo blog), qualche tecnico pagato dalla ditta si annoia nel sentirsi ripetere la cronologia che ha portato ad autorizzare un bacino estrattivo di queste dimensioni in piena Franciacorta! Me ne dolgo ma se la sentirà ripetere ancora molte volte.
Come ci si sentirà ripetere spesso che non è una colpa aver abitato vicino a questo terreno o avere parenti e amici che abitano ancora nei pressi, perchè solo a chi ha interesse a ridurre le motivazioni della battaglia dell'amministrazione comunale a questi fattori può apparire una colpa. Mi si dovrebbe infatti spiegare come mai anche l'amministrazione comunale di Cazzago S.M. è così contraria.
E' invece una colpa produrre disagi che nessuno ha richiesto e affermare che saranno limitati quando con i dati è stato dimostrato che saranno di entità superiore al dichiarato.
Un esempio per tutti: si veda la dichiarazione di abbattimento continuo delle polveri attraverso nebulizzatori e autobotti incompatibile con la presenza di 5 operai che la ditta ha dichiarato come addetti nel bacino estrattivo. Per guidare le autobotti servono gli addetti, come per movimentare i nebulizzatori posti su ruota. Lavorano allora solo due addetti sulle ruspe e sui camion?
Basta recarsi nei pressi del bacino e verificare di persona in quante giornate sono stati attivi i nebulizzatori e se si siano viste le autobotti.
Ma dopotutto in Provincia di Brescia nessun cavatore abita nei pressi di un suo bacino estrattivo.
Se l'è mai chiesto nessuno il perchè?