lunedì 3 agosto 2009

Lettera al Direttore: Giornale di Brescia del 03/08/2009

Di seguito una lettera al direttore pubblicata oggi sul Giornale di Brescia con il titolo:
"A Rovato - La cava e i tempi di autorizzazione"
Egregio direttore,
vorremmo portare all’attenzione dei cittadini la difficoltà anche per noi amministratori di capire alcuni atteggiamenti della pubblica amministrazione. Da ormai 5 anni le amministrazioni comunali di Rovato e di Cazzago San Martino si stanno battendo perché sul loro territorio non arrivi una gigantesca cava di ghiaia e sabbia, 34 ettari nell’ultimo terreno a denominazione Docg dei nostri comuni: la cosiddetta cava Bonfadina. Dopo una messa in mora della Comunità Europea, ora assistiamo a una serie di passaggi autorizzativi che ci lasciano quantomeno perplessi.
Lunedì 13 Luglio le amministrazioni comunali di Rovato e Cazzago San Martino sono state convocate dalla provincia a una conferenza dei servizi sul problema delle emissioni di polveri, tema molto importante visto che rappresenta una delle criticità più frequenti connesse all’attività estrattiva. Ci siamo presentati con un dossier corredato da fotografie sulle piantumazioni effettuate dalla ditta due anni fa lungo il perimetro del terreno, foto che attestano come le piante non sono assolutamente in grado di mitigare alcunché perché caratterizzate da una crescita irrisoria e già in buona parte rinsecchite.
Tra i vari aspetti abbiamo sottolineato anche un grave problema di accesso all’area che la provincia ha individuato direttamente dalla ex statale 11 in un tratto che ha avuto numerosi incidenti mortali negli ultimi anni: l’ultimo nel gennaio dello scorso anno che ha visto coinvolto proprio un camion da cava con la morte di un motociclista. Abbiamo ribadito infine il fatto che non ci convincono le stime sul numero di mezzi pesanti il cui passaggio in ingresso/uscita verrà indotto dall’apertura del bacino estrattivo, nodo assolutamente da sciogliere in merito al tema delle emissioni.La conferenza dei servizi si è chiusa con un accordo con l’Arpa che prevedeva l’invio da parte dei comuni di ulteriore documentazione che attestasse le loro ragioni, documentazione prontamente spedita dall’amministrazione comunale di Rovato solo tre giorni dopo.
Nel frattempo giovedì 16 Luglio i comuni vengono a sapere, indirettamente, attraverso un fax mandato dal cavatore che Mercoledì 15 Luglio, quindi due giorni dopo la conferenza di cui sopra, il competente settore provinciale ha emesso un atto dirigenziale con il quale vengono autorizzate le emissioni in atmosfera legate al bacino estrattivo della Bonfadina.Ci poniamo allora alcuni interrogativi:
  • Come è possibile che non si sia sentita la necessità che fosse un ente terzo a effettuare dei rilievi sia in termini di emissioni di polveri che acustiche nella zona oggetto di discussione, non attraverso previsioni basate su dati di centraline posizionate a Brescia città? A oggi, infatti, i dati presentati sia in regione che in provincia sono dichiarati da professionisti incaricati dal cavatore. Un po’ come chiedere a un oste se il suo vino è buono.
  • Come è possibile che l’autorizzazione provinciale all’escavazione sia stata rilasciata il 15 giugno e si discuta delle polveri quasi un mese dopo?
  • In provincia è così normale che un privato proponente sappia di un atto dirigenziale provinciale ben prima di due amministrazioni comunali, tanto da poter spedire loro una comunicazione il giorno dopo l’emissione dell’atto stesso?
  • Prendiamo atto dell’impazienza del privato a cui peraltro siamo abituati fin dal 2005, ma ci siamo dimenticati che nel piano provinciale rifiuti la provincia stessa ha definito la zona della Franciacorta in cui è inserita la cava Bonfadina come un’area di “pregio agricolo” e che già oggi nell’arco di 3 km vi sono tre discariche e altre due cave?
  • E l’approfondimento che l’Arpa ha chiesto, al di là del parere favorevole ma condizionato espresso nella conferenza?
  • Se le indicazioni a livello di emissioni di polveri ed acustiche formulate dalle amministrazioni comunali dovessero puntualmente verificarsi a attività estrattiva iniziata, come le numerose evidenze depositate agli atti avrebbero dovuto indurre a considerare, quale sarebbe l’atteggiamento dei funzionari che hanno autorizzato? Chi risarcirebbe la collettività dei disagi provocati nonostante siano stati segnalati più e più volte?
  • Presso il Tar Brescia sono pendenti una serie notevole di ricorsi contro l’apertura di questo bacino estrattivo. E se il loro esito fosse favorevole alle amministrazioni comunali, chi si assumerebbe la responsabilità di aver autorizzato un’attività estrattiva che nel frattempo avrà prodotto danni irreversibili?

Affinchè spiacevoli situazioni di questo tipo non abbiano a ripetersi è evidente che la pianificazione urbanistica nel settore estrattivo debba vedere il coinvolgimento anche dei comuni, enti poi destinati a subirne le conseguenze. A oggi infatti una cava arriva su un territorio solo perché il cavatore è proprietario di quell’area: anche per la Bonfadina è stato così. Diviene perciò ancora più urgente una modifica della legge regionale che norma il settore, come peraltro ribadito da una proposta ferma da troppo tempo all’attenzione del consiglio regionale e sottoscritta ormai anni fa anche dal nostro comune.

Eligio Costanzi, vicesindaco di Rovato
Angelo Bergomi, consigliere comunale di Rovato

Don Giuseppe Diana: l'avv. Pecorella mette in dubbio la matrice camorristica dell'omicidio?

"Non c’è bisogno di essere eroi, basterebbe ritrovare il coraggio di aver paura, il coraggio di fare delle scelte, di denunciare." (don Peppe Diana)


Sono rimasto allibito ieri leggendo su repubblica.it la lettera aperta di Roberto Saviano all'onorevole Pecorella in merito all'assassinio di Don Giuseppe Diana.
Lettera che Saviano ha scritto dopo queste dichiarazioni dell'onorevole:
"Io non ho avvisi. Io riporto quello che è emerso nel processo e nulla più. Ci sono diversi moventi, c'è anche quello, che all'inizio non era emerso, che faceva attività anticamorra. Per la verità nel processo non è venuto fuori molto chiaro neanche questo come movente. È inutile che costruiamo delle fantasie sulle ipotesi. Quella dell'impegno anticamorra è tra le ipotesi. Ma nel processo non è emerso in modo clamoroso, non è mai venuta fuori un'attività di trascinamento, di gente in piazza. Non è che c'erano state manifestazioni pubbliche, documenti. Qualcuno ha detto anche questa ragione. Come vede ci sono tanti moventi. Certamente è stato ucciso dalla camorra. Chi viene ucciso dalla camorra è una vittima della camorra. Ora se è un martire bisogna capirlo dal movente che non è stato chiarito."
Forse non tutti sanno che l'avvocato Pecorella 12 anni fa fu l'avvocato difensore di Nunzio De Falco, condannato in Appello proprio come mandante dell'omicidio del sacerdote Don Giuseppe Diana. Nulla da eccepire sul fatto che come professionista Pecorella si sia scelto il De Falco come cliente ma che si permetta di criticare e pesantemente addirittura le motivazioni di una sentenza, quello proprio dovrebbe farci riflettere.
Già una volta feci un post sulla morte di questo sacerdote coraggioso in occasione dell'anniversario del suo assassinio: sento doverosamente di scrivere il presente l'impegno contro la malavita di Don Diana è stato evidente nella comunità in cui viveva. Ci si è dimenticati cosa ha scritto la Corte di Cassazione nella sentenza del 4 marzo 2004 sulla morte di Don Peppe?
Mi limito a riportare le motivazioni dell'assegnazione della medaglia d'oro al valor civile assegnata, postuma, a Don Giuseppe Diana:
"Parroco di un paese campano, in prima linea contro il racket e lo sfruttamento degli extracomunitari, pur consapevole di esporsi a rischi mortali, non esitava a schierarsi nella lotta alla camorra, cadendo vittima di un proditorio agguato mentre si accingeva ad officiare la messa. Nobile esempio dei più alti ideali di giustizia e di solidarietà umana".
Al di là di quel che dice questo onorevole dico che chi in generale mette in dubbio la matrice camorristica dell'omicidio di Don Diana farebbe bene a leggersi queste motivazioni tutte le sere prima di andare a dormire.
P.S. Per dovere di cronaca e soprattutto di onestà intellettuale riporto il fatto che dopo l'indignazione provocata dalla lettera di Saviano l'avv. Pecorella ha scritto una lettera ai genitori di Don Diana, riportata in alcuni passaggi anche da repubblica.it del 4/08/2009 da cui la apprendo. Segnalo questo virgolettato: "Se sono stato causa di amarezza o ritenete che abbia offeso la memoria di vostro figlio vi chiedo scusa. Ma le mie parole sono state travisate. Mai ho detto che vostro figlio non è stato ucciso dalla camorra né che della camorra non è stato vittima. Ho detto esattamente il contrario"