mercoledì 30 novembre 2011

Arresti in Lombardia. Cantieri Brebemi bloccati. In manette politici, funzionari e responsabili di una ditta




Mercoledì mattina i cittadini si sono svegliati con delle a dir poco clamorose notizie battute da tutte le principali agenzie di stampa.
150 uomini delle Forze dell'Ordine impegnati a arrestare e sequestrare cantieri.
Nella rete tesa sono capitati personaggi eccellenti e molto noti anche della politica bresciana.
Dico chiaro e tondo che fino a sentenza definitiva esiste la presunzione d'innocenza anche per il peggior criminale e questa convizione deve valere anche in questa occasione.
Detto questo, visto l'ambito in cui l'indagine si è mossa (cave, discariche, cantieri di una grande infrastruttura ecc), argomenti su cui credo di poter vantare una discreta esperienza, voglio esprimere un giudizio politico nel merito.
L'indagine ha messo le basi per approfondire un settore che da tanto troppo tempo sta sollevando i malumori di sempre più larghe parti della società civile.
Provate a pensare a quanti comitati di persone che evidenziano problemi di natura ambientale e preoccupazioni per la salute pubblica nascano ogni giorno nel bresciano.
Solo dei politici sprovveduti e pieni di sè possono tacciare queste preoccupazioni come "...strumentali posizioni di persone contrarie al progresso...".
Virgolettato tratto, almeno nel senso se non nella forma, dalle dichiarazioni sentite in questi anni da politici e presidenti vari con responsabilità nel settore suindicato.

Io stesso provengo da un'esperienza di questo tipo. Nel 2004 con un manipolo di volenterosi cittadini rovatesi mettemmo in piedi un comitato popolare tuttora esistente che si prefisse di informare la popolazione dello scempio che la politica provinciale prima e regionale poi stavano preparando per Rovato. Devastare l'ultimo terreno rovatese DOCG con una mega cava di ghiaia e sabbia, la tristemente nota cava Bonfadina o ATEg09 come tecnicamente viene chiamata. La battaglia si estese anche alla cava Macogna della frazione cazzaghese della Pedrocca, alle porte della nostra frazione di Duomo. Dopo 25 anni di escavazione avanzavano progetti di discarica invece del recupero a verde pubblico attrezzato previsto dal piano cave provinciale. Denunce di inaccettabili scelte politiche che hanno portato a Rovato anche la ribalta nazionale con la puntata di Report del 03/04/2011 in cui, da vicesindaco stavolta, citai pubblicamente per sommi capi la cronologia delle autorizzazioni dei due bacini.

Certo è che a Rovato abbiamo visto calarci dall'alto da enti superiori una cava da 1.600.000 metri cubi. Certo è che a Rovato stiamo aspettando l'esito del ricorso al Consiglio di Stato che Regione Lombardia e Provincia hanno istruito contro il Comune di Rovato e di Cazzago S.M. a fianco della ditta proponente il megabacino estrattivo sopra citato.
Certo è che nell'approvazione del piano cave provinciale i volumi del bacino sono stati quadruplicati dalla Regione rispetto ai 400mila mc inseriti dalla proposta provinciale.
Certo è che ci piacerebbe avere la certezza che sulle vicende del piano cave provinciale e sulle scelte di localizzazione delle discariche sul territorio provinciale non aleggiasse la benchè minima ombra. Così come anche sulla gestione dei grandi cantieri che stanno solcando le nostre campagne bresciane.
Nell'interesse delle nostre comunità ma anche degli operatori onesti.
Sarebbe infatti di una gravità inaudita non solo a fini processuali ma, soprattutto etico-morali, il fatto che la salute pubblica sia o sia stata messa a repentaglio da comportamenti illeciti con connivenze ingiustificabili da parte magari di chi dovrebbe controllare.
Mi auguro ovviamente che non sia così.