lunedì 19 luglio 2010

19/07/1992 - 19/07/2010. La lezione di Borsellino 18 anni dopo


(una foto dei due giudici sorridenti)

Come oggi, 18 anni fa, veniva assassinato il giudice Paolo Borsellino, meno di due mesi dopo la morte violenta di Giovanni Falcone a Capaci.
Una 126 imbottita di tritolo e parcheggiata davanti alla casa della mamma di Borsellino in via Mariano D'Amelio a Palermo saltò in aria ponendo fine alla vita del giudice e di 5 persone della sua scorta. Solo 57 giorni dopo la strage che portò via Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta.
Ieri, rivedendo la ricostruzione dei fatti nella bella fiction che vedeva i bravissimi Giorgio Tirabassi nel ruolo di Paolo Borsellino e Ennio Fantastichini nei panni di Giovanni Falcone ragionavo con mia moglie Michela:
ma quale dramma interiore dovette vivere Borsellino in questi 57 giorni? cosa patirono i suoi famigliari sapendo che il prossimo sarebbe stato lui? Come si sentì quando seppe da un pentito che del tritolo era già arrivato a Palermo destinato a provocare la sua morte?
E nonostante tutto lavorò come un forsennato perchè sapeva di avere poco tempo.
Vi riporto l'intervento che Paolo Borsellino fece il 20 giugno 1992 a una fiaccolata organizzata dall''AGESCI a circa un mese dall'attentato di Capaci.

http://www.youtube.com/watch?v=a2_n6AUty28&feature=PlayList&p=9FCAFF7424F4C7FB&playnext_from=PL&playnext=1&index=17


Pemettetemi di ricordare, nel giorno dell'anniversario, anche i nomi degli agenti di scorta uccisi che, a differenza delle tante piccole persone colluse inserite anche nelle istituzioni hanno servito lo Stato fino al sacrificio della vita:
Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Cito anche Antonio Vullo, risvegliatosi in ospedale dopo l'esplosione, in gravi condizioni.

Borsellino, come Falcone, venne ucciso da quella piovra che per anni avevano combattuto e grazie a connivenze di cui gli autori si dovrebbero vergognare fino a quando camperanno.
La lezione che queste due persone ci hanno lasciato è andata oltre la loro morte. Oggi sono il simbolo di un modo di affrontare con schiena dritta il marcio del nostro Paese. Marcio, da accertare, ma che sta uscendo in maniera sconvolgente anche in queste ore.
Marcio promosso da chi sfrutta le istituzioni per fini personali e spesso illeciti, oltre che inopportuni.

Dobbiamo dire tutti insieme BASTA!
E lo dobbiamo dire anche noi cittadini del Nord perchè la malavita regna anche qui, nei nostri cantieri, nel mondo dei subappalti, nelle forniture, negli smaltimenti di rifiuti.
Qui, nelle nostre campagne, nei nostri impianti. In queste settimane abbiamo assistito a una riunione di presunti malavitosi in un centro proprio intitolato a Falcone e Borsellino ripreso dalle forze dell'ordine con telecamere nascoste a circuito chiuso. Una cosa nauseabonda.
Stiamo assistendo a intercettazioni dove politici di alto livello e con ruoli di primo piano in svariate amministrazioni lombarde stanno risultando "contigui" al potere malavitoso.
Non lo possiamo accettare. O il sacrifico di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sarà stato inutile.
Sentite cosa diceva Borsellino dei mafiosi e come intendeva il suo impegno:
"la sensazione di essere un sopravvissuto è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora fermamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me, e so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuare a farlo,senza lasciarci condizionare dalla sensazione o financo dalla certezza che tutto questo può costarci caro!"
E di fronte a un eroismo consapevole e drammatico come questo dovremmo tutti provare un senso di nausea di fronte a quegli uomini delle istituzioni che definiscono "eroici" gli atti di uno stalliere mafioso.
Potete capire di cosa parlo risentendo questa intervista che fece Lamberto Sposini a Paolo Borsellino poco prima che venisse ucciso.



Dovremmo essere orgogliosi di essere connazionali di persone così, dimostrando il nostro orgoglio nella vita di tutti i giorni, non solo nelle commemorazioni che peraltro vengono sempre più disertate anche dai rappresentanti delle istituzioni.
Un pensiero a due uomini del nostro tempo coraggiosi.