martedì 3 novembre 2009

"Per non morire di mafia". Pietro Grasso e Alberto La Volpe






Vi propongo una mia piccola recensione su un libro che ho finito di leggere l'altra sera.

Si tratta di una intervista che il giornalista Alberto La Volpe ha fatto al procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso.

Il magistrato ci ricorda che la mafia non è sconfitta. E lo fa attraverso un'analisi del suo lavoro quotidiano durante il quale dimostra la pericolosità del fenomeno solo attraverso la quale ci si può convincere che con la mafia non si può convivere, come sostenne invece solo qualche anno fa un illustre ministro di un governo Berlusconi.

Da qui l'importanza delle rivelazioni dei pentiti, delle intercettazioni telefoniche, del lavoro delle istituzioni.

Pietro Grasso ricorda i passi avanti fatti dall'antimafia italiana grazie anche e soprattutto al sacrificio di colleghi come Falcone e Borsellino, omicidi sui quali esprime la sua totale indignazione. E lo fa ricordando le collusioni con il mondo politico, il numero di consigli comunali sciolti solo nell'ultimo anno, gli appalti vinti da società controllate direttamente dalle cosche.

E Grasso fa questa analisi con lucidità, distinguendo il fenomeno malavitoso tra mafia, camorra e 'ndrangheta, descrivendone i rapporti, i contrasti e le convergenze. E lo fa anche rispetto alle organizzazioni estere.

Con un accorato appello finale. Che le istituzioni riprendano in mano il controllo dello Stato, partendo da un'etica dei comportamenti politici e puntando sul futuro dei nostri giovani attraverso la scuola.

Perchè di mafia si può morire non solo ammazzati dalle pallottole ma anche per cancro dovuto allo smaltimento di rifiuti abusivo, per perdita del lavoro se hai un'azienda che non cede al ricatto.

Leggetelo, questo è un libro per convincersi che la mafia ha interessi anche al Nord e anche qui inquina la nostra economia.