Un commento sul PGT
Lunedì sera il PGT è stato adottato con i soli voti della maggioranza.
La minoranza, tutta, è uscita dall'aula.
Decisione legittima.
Come legittimo da parte mia è rimarcare che nessuno, e sottolineo nessuno, dei 13 consiglieri di maggioranza più il sindaco aveva motivi di incompatibilità (parentela entro il quarto grado con il proprietario di aree coinvolte da trasformazione nel Piano). L'incompatibilità obbliga infatti il consigliere comunale a uscire dall'aula al momento della votazione riguardante aree oggetto dell'incompatibilità stessa.
Consentitemi una lieve nota polemica. Forse qualcuno dovrebbe andare a rileggersi l'elenco dei proprietari di numerose aree oggetto di cambio di destinazione urbanistica nel Piano Regolatore Generale di Rovato del 2002 e chiedersi se alcuni ricorrenti cognomi fossero solo casi di omonimia con i cognomi di alcuni amministratori del tempo oppure no.
Con questo non sto assolutamente dicendo che sia stato compiuto al tempo dell'illecito, nella maniera più assoluta e chi lo dovesse osservare mentirebbe sapendo di mentire. All'epoca vi era un segretario comunale che ha attestato la regolarità delle votazioni e non sono stati sollevati da nessuno casi di illecito. Al di là della liceità in politica esiste, però, anche il concetto dell'inopportunità, quanto meno. Qualcuno probabilmente a quel tempo, come accaduto anche in altri Comuni, non aveva/ha questa parola nel proprio vocabolario.
Veniamo al merito del PGT.
L'aspetto fondamentale è il contenimento dell'uso del suolo agricolo a fini edificatori.
Chi critica questa scelta si dimentica che, al di là della sensibilità dimostrata sul tema dalla maggioranza di Rovato Civica, la Provincia stessa ha sottolineato che la compatibilità con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale può essere concessa solo rispettando i parametri di consumo di suolo. E questo vale a maggior ragione per un Comune come Rovato dove nel 2002 sono stati concessi diritti edificatori per circa 1.000.000 di metri quadrati. Ricordo che la previsione di piano di un PGT è molto meno robusta rispetto a una concessione di un diritto edificatorio. Pareri legali in merito sottolineano che, in linea di principio, si sarebbe potuto intervenire togliendo diritti edificatori elargiti dal Piano Regolatore del 2002, esponendosi però a rischiosi ricorsi di chi, nel frattempo per anni aveva pure pagato ICI su quelle proprietà.
Fatto sta che, ancora prima di sedersi a parlare di PGT, sul tavolo della discussione rimanevano circa 250mila metri quadrati di aree edificabili concesse ma non ancora fisicamente edificate. Ripetiamolo ancora una volta: d-u-e-c-e-n-t-o-c-i-n-q-u-a-n-t-a-m-i-la metri quadrati di edificato ancora da esprimere.
Quindi l'amministrazione comunale di Rovato aveva di fronte non tanto una scelta ma un obbligo: contenere il consumo di suolo agricolo.
E la cronaca di questi mesi ci dice che la formula di "PGT a consumo di suolo zero" è stata adottata dalla stragrande maggioranza delle amministrazioni comunali, di svariati colori, impegnate nell'adozione del proprio strumento urbanistico. Mi chiedo e vi chiedo: solo a Rovato si doveva disattendere questa evidente necessità?
Per questo chi dice che solo il Comune di Rovato sta perdendo l'opportunità del passaggio di grandi infrastruttre in termini di pianificazione urbanistica dimostra di essere legato a arcaiche logiche di gestione del territorio. Solo il sedime di Brebemi e TAV (fasce di rispetto e aree intercluse comprese destinate all'abbandono delle colture) sottraggono a Rovato centinaia di migliaia di metri quadrati alle aziende agricole del territorio. E la soluzione sarebbe riempire la zona sud del paese di capannoni per un presunto sviluppo urbanistico o lo sforzo da fare è quello di pretendere mitigazioni e ragionevoli inserimenti delle infrastrutture in un contesto già con dei problemi? Strano modo di intendere la parola "sviluppo". Mai sentito parlare di scelte urbanistiche dettate dal soddisfacimento di fabbisogni collettivi e non solo dagli interessi particolari? Il concetto lo esprimono benissimo le leggi in materia. Edificare capannoni a ridosso della nuova autostrada con già decine e decine di capannoni vuoti sparsi nelle varie aree industriali del paese (i vecchi strumenti urbanistici non hanno individuato una zona industriale unica ma una diffusione caotica di insediamenti industriali) è un assurdo. L'avere capannoni a disposizione a due tre chilometri dalla zona di passaggio delle infrastrutture non ci pare un vincolo incredibile allo sviluppo da dover giustificare altre decine di capannoni da costruire a ridosso delle infrastrutture stesse.
Qualunque urbanista serio lo sta sottolineando da tempo e gli studi sulla mobilità allegati al PGT lo dimostrano.
Per curiosità inviterei i miei dieci lettori a leggersi la sentenza di ieri del TAR di Brescia rispetto all'insediemento del POLO LOGISTICO ad Azzano Mella, non tanto per il merito specifico dell'opera quanto per le valutazioni ambientali che ne derivano.
E anche là i proponenti parlavano di posti di lavoro, di mercato libero, di miglioramento per le comunità di Azzano e dei paesi limitrofi eccetera eccetera.
I lettori più volenterosi la possono trovare qui. La sentenza contiene giudizi urbanistici e ambientali pesantissimi.
Rispetto al meccanismo partecipativo messo in atto dall'assessore Bara credo di poter parlare con cognizione di causa: ero infatti presente a tutte e quattro le assemblee pubbliche di presentazione (Foro Boario, Lodetto, Duomo e San'Andrea) di cui è stata ampiamente data notizia attraverso diversi canali.
Sono girati in consiglio comunale lunedì sera numeri sulle presenze a questi appuntamenti palesemente errati in un dialogo surreale da pallottoliere. A Lodetto, per esempio, in una serata fredda una cinquantina di cittadini si sono presentati ad ascoltare la presentazione. In netta minoranza tecnici e proprietari di aree coinvolti da legittimi interessi particolari, in maggioranza cittadini volenterosi di sapere per esempio cosa prevede il piano dei servizi per la comunità di Lodetto.
Questo nessuno lo sottolinea. Allora provvedo a farlo io!
Come sottolineo che in quattro assemblee pubbliche nessun consigliere di minoranza si è presentato. Legittima scelta, ma che non si parli di limitato meccanismo partecipativo o, peggio ancora, di PGT da "copia incolla" dopo le note vicende dei programmi elettorali del 2007, per favore. Rischieremmo di incanalare la discussione sul ridicolo sminuendo l'importanza del dibattito e personalmente non sono disposto a prestarmi a una tale discussione.
Ritengo giunto il momento che la politica a tutti i livelli, compreso quello comunale, si prenda le proprie responsabilità nelle scelte pianificatorie e non se ne lavi le mani facendo decidere al solo "...libero mercato..." o "...alle istanze puntuali...", componenti importanti ma che non possono essere le uniche e le preminenti. Altrimenti sarebbe abdicare dal proprio ruolo e scansarne le responsabilità.
Il presunto libero mercato, soprattutto in urbanistica, senza una pianificazione seria rivolta ai reali e non fittizi fabbisogni della collettività avrebbe da tempo portato a Rovato nell'ordine:
1) Un bacino estrattivo da 5 milioni di metri cubi potenziali nell'ultimo terreno DOCG del territorio comunale a ridosso del Bertola
2) Un fronte estrattivo nuovo a ridosso della frazione Duomo
3) Due discariche di rifiuti speciali nella medesima zona
4) Un inceneritore alla Bargnana con necessità di reperimento rifiuti da fuori Provincia, vista l'attività di quello cittadino a circa venti chilometri.
I diritti edificatori del PRG, invece, hanno già determinato concretamente decine di capannoni vuoti e centinaia di appartamenti invenduti e sfitti.
Nel frattempo decine sono i nuclei famigliari rovatesi che si rivolgono ai servizi sociali per poter accedere al bando di assegnazione degli alloggi popolari: evidente dimostrazione che la sola libera iniziativa senza seria pianificazione in base ai bisogni ha creato una curva dell'offerta che non si incrocia minimamente con quella della domanda.
Io mi auguro che il dibattito in questi mesi che ci separano dall'approvazione definitiva, permetta di dialogare con tutte le componenti, opposizioni in primis, per migliorare un documento complesso sicuramente migliorabile rappresentato dal PGT adottato.
Lo dico davvero armato del massimo delle buone intenzioni. Soprattutto nei confronti delle minoranze che hanno il diritto-dovere di dire liberamente come la pensano in merito.
La minoranza, tutta, è uscita dall'aula.
Decisione legittima.
Come legittimo da parte mia è rimarcare che nessuno, e sottolineo nessuno, dei 13 consiglieri di maggioranza più il sindaco aveva motivi di incompatibilità (parentela entro il quarto grado con il proprietario di aree coinvolte da trasformazione nel Piano). L'incompatibilità obbliga infatti il consigliere comunale a uscire dall'aula al momento della votazione riguardante aree oggetto dell'incompatibilità stessa.
Consentitemi una lieve nota polemica. Forse qualcuno dovrebbe andare a rileggersi l'elenco dei proprietari di numerose aree oggetto di cambio di destinazione urbanistica nel Piano Regolatore Generale di Rovato del 2002 e chiedersi se alcuni ricorrenti cognomi fossero solo casi di omonimia con i cognomi di alcuni amministratori del tempo oppure no.
Con questo non sto assolutamente dicendo che sia stato compiuto al tempo dell'illecito, nella maniera più assoluta e chi lo dovesse osservare mentirebbe sapendo di mentire. All'epoca vi era un segretario comunale che ha attestato la regolarità delle votazioni e non sono stati sollevati da nessuno casi di illecito. Al di là della liceità in politica esiste, però, anche il concetto dell'inopportunità, quanto meno. Qualcuno probabilmente a quel tempo, come accaduto anche in altri Comuni, non aveva/ha questa parola nel proprio vocabolario.
Veniamo al merito del PGT.
L'aspetto fondamentale è il contenimento dell'uso del suolo agricolo a fini edificatori.
Chi critica questa scelta si dimentica che, al di là della sensibilità dimostrata sul tema dalla maggioranza di Rovato Civica, la Provincia stessa ha sottolineato che la compatibilità con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale può essere concessa solo rispettando i parametri di consumo di suolo. E questo vale a maggior ragione per un Comune come Rovato dove nel 2002 sono stati concessi diritti edificatori per circa 1.000.000 di metri quadrati. Ricordo che la previsione di piano di un PGT è molto meno robusta rispetto a una concessione di un diritto edificatorio. Pareri legali in merito sottolineano che, in linea di principio, si sarebbe potuto intervenire togliendo diritti edificatori elargiti dal Piano Regolatore del 2002, esponendosi però a rischiosi ricorsi di chi, nel frattempo per anni aveva pure pagato ICI su quelle proprietà.
Fatto sta che, ancora prima di sedersi a parlare di PGT, sul tavolo della discussione rimanevano circa 250mila metri quadrati di aree edificabili concesse ma non ancora fisicamente edificate. Ripetiamolo ancora una volta: d-u-e-c-e-n-t-o-c-i-n-q-u-a-n-t-a-m-i-la metri quadrati di edificato ancora da esprimere.
Quindi l'amministrazione comunale di Rovato aveva di fronte non tanto una scelta ma un obbligo: contenere il consumo di suolo agricolo.
E la cronaca di questi mesi ci dice che la formula di "PGT a consumo di suolo zero" è stata adottata dalla stragrande maggioranza delle amministrazioni comunali, di svariati colori, impegnate nell'adozione del proprio strumento urbanistico. Mi chiedo e vi chiedo: solo a Rovato si doveva disattendere questa evidente necessità?
Per questo chi dice che solo il Comune di Rovato sta perdendo l'opportunità del passaggio di grandi infrastruttre in termini di pianificazione urbanistica dimostra di essere legato a arcaiche logiche di gestione del territorio. Solo il sedime di Brebemi e TAV (fasce di rispetto e aree intercluse comprese destinate all'abbandono delle colture) sottraggono a Rovato centinaia di migliaia di metri quadrati alle aziende agricole del territorio. E la soluzione sarebbe riempire la zona sud del paese di capannoni per un presunto sviluppo urbanistico o lo sforzo da fare è quello di pretendere mitigazioni e ragionevoli inserimenti delle infrastrutture in un contesto già con dei problemi? Strano modo di intendere la parola "sviluppo". Mai sentito parlare di scelte urbanistiche dettate dal soddisfacimento di fabbisogni collettivi e non solo dagli interessi particolari? Il concetto lo esprimono benissimo le leggi in materia. Edificare capannoni a ridosso della nuova autostrada con già decine e decine di capannoni vuoti sparsi nelle varie aree industriali del paese (i vecchi strumenti urbanistici non hanno individuato una zona industriale unica ma una diffusione caotica di insediamenti industriali) è un assurdo. L'avere capannoni a disposizione a due tre chilometri dalla zona di passaggio delle infrastrutture non ci pare un vincolo incredibile allo sviluppo da dover giustificare altre decine di capannoni da costruire a ridosso delle infrastrutture stesse.
Qualunque urbanista serio lo sta sottolineando da tempo e gli studi sulla mobilità allegati al PGT lo dimostrano.
Per curiosità inviterei i miei dieci lettori a leggersi la sentenza di ieri del TAR di Brescia rispetto all'insediemento del POLO LOGISTICO ad Azzano Mella, non tanto per il merito specifico dell'opera quanto per le valutazioni ambientali che ne derivano.
E anche là i proponenti parlavano di posti di lavoro, di mercato libero, di miglioramento per le comunità di Azzano e dei paesi limitrofi eccetera eccetera.
I lettori più volenterosi la possono trovare qui. La sentenza contiene giudizi urbanistici e ambientali pesantissimi.
Rispetto al meccanismo partecipativo messo in atto dall'assessore Bara credo di poter parlare con cognizione di causa: ero infatti presente a tutte e quattro le assemblee pubbliche di presentazione (Foro Boario, Lodetto, Duomo e San'Andrea) di cui è stata ampiamente data notizia attraverso diversi canali.
Sono girati in consiglio comunale lunedì sera numeri sulle presenze a questi appuntamenti palesemente errati in un dialogo surreale da pallottoliere. A Lodetto, per esempio, in una serata fredda una cinquantina di cittadini si sono presentati ad ascoltare la presentazione. In netta minoranza tecnici e proprietari di aree coinvolti da legittimi interessi particolari, in maggioranza cittadini volenterosi di sapere per esempio cosa prevede il piano dei servizi per la comunità di Lodetto.
Questo nessuno lo sottolinea. Allora provvedo a farlo io!
Come sottolineo che in quattro assemblee pubbliche nessun consigliere di minoranza si è presentato. Legittima scelta, ma che non si parli di limitato meccanismo partecipativo o, peggio ancora, di PGT da "copia incolla" dopo le note vicende dei programmi elettorali del 2007, per favore. Rischieremmo di incanalare la discussione sul ridicolo sminuendo l'importanza del dibattito e personalmente non sono disposto a prestarmi a una tale discussione.
Ritengo giunto il momento che la politica a tutti i livelli, compreso quello comunale, si prenda le proprie responsabilità nelle scelte pianificatorie e non se ne lavi le mani facendo decidere al solo "...libero mercato..." o "...alle istanze puntuali...", componenti importanti ma che non possono essere le uniche e le preminenti. Altrimenti sarebbe abdicare dal proprio ruolo e scansarne le responsabilità.
Il presunto libero mercato, soprattutto in urbanistica, senza una pianificazione seria rivolta ai reali e non fittizi fabbisogni della collettività avrebbe da tempo portato a Rovato nell'ordine:
1) Un bacino estrattivo da 5 milioni di metri cubi potenziali nell'ultimo terreno DOCG del territorio comunale a ridosso del Bertola
2) Un fronte estrattivo nuovo a ridosso della frazione Duomo
3) Due discariche di rifiuti speciali nella medesima zona
4) Un inceneritore alla Bargnana con necessità di reperimento rifiuti da fuori Provincia, vista l'attività di quello cittadino a circa venti chilometri.
I diritti edificatori del PRG, invece, hanno già determinato concretamente decine di capannoni vuoti e centinaia di appartamenti invenduti e sfitti.
Nel frattempo decine sono i nuclei famigliari rovatesi che si rivolgono ai servizi sociali per poter accedere al bando di assegnazione degli alloggi popolari: evidente dimostrazione che la sola libera iniziativa senza seria pianificazione in base ai bisogni ha creato una curva dell'offerta che non si incrocia minimamente con quella della domanda.
Io mi auguro che il dibattito in questi mesi che ci separano dall'approvazione definitiva, permetta di dialogare con tutte le componenti, opposizioni in primis, per migliorare un documento complesso sicuramente migliorabile rappresentato dal PGT adottato.
Lo dico davvero armato del massimo delle buone intenzioni. Soprattutto nei confronti delle minoranze che hanno il diritto-dovere di dire liberamente come la pensano in merito.
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